Giovanni Bai/museoteo+
& Ermanno Cristini/riss(e)
CASA BAI
VIA BRAVO LIVIO 17 - GAVIRATE (VA)
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
DALLE 12 ALLE 20
info & materiali:
www.museoteo.jimdo.com
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKpsjZWdU3mdPU7OTGR8vyVg_AHfhqePMfO1DY8K9c4P5xiWPg-TDsba8E0SAn4kB0XqB2RDB4TTKvtswCfqRhlVw0mMx2JdnrdNHiJ2TjdXzYOcVCX8EzzfA4MvX9_w6EzPtlaIpkFmMk/s1600/20140503_150839.jpg)
In auto da Milano: Autostrada A8 Uscita Azzate-Buguggiate poi SP 1
Parcheggio Stazione FNM Gavirate (Via privata Sanvito)
In treno:
FNM - Stazione Ferrovie Nord FNM Gavirate
FNM - Stazione Ferrovie Nord FNM Gavirate
(uscita dal sottopassaggio verso via Sanvito)
https://www.facebook.com/events/1428319334098670/
Domenica 22 giugno 2014 MUSEOTEO+ e RISS(E) hanno
organizzato un PICNIC ALLA CASA DEI FANTASMI.
Secondo atto di un progetto in divenire, l’evento ha luogo
in una casa privata, densa di storia e di ricordi secondo la tradizione di Museo Teo, che iniziava la sua
attività nel 1990 con una riflessione sullo spazio e la memoria in una casa
ormai vuota, dove c’era solo “quello che resta quando non resta niente”
(Georges Perec).
La casa di Gavirate, invece, è piena di mobili e di cose, oltre che di
fantasmi e di memoria, tra cui si inseriscono e si nascondono le opere, da scoprire nella penombra con
l’uso delle pile. E, visto il numero degli artisti che hanno accettato di
partecipare, la casa sarà letteralmente
farcita, così come le nostre pance.
Il picnic è in giardino, all’ombra del tiglio e al
cospetto di un maestoso abete, e lì si mangia e si beve, perché l’arte se non è
una festa… (“La rivoluzione sarà una
festa o non sarà” si diceva quando i curatori erano giovani…)
Finito il picnic si smonta la mostra, che dura il tempo
della inaugurazione, proprio della pratica di Museo Teo, ma anche di Roaming.
Come
in un picnic che si rispetti ci si porta il cestino con la propria merenda,
magari le tovaglie a quadri, per imbandire la tavola. I plaid, forse, non
servono…
Non dimentichiamo
però la mostra: lo spirito di Georges Perec, Aby Warburg e Giulio Carlo Argan aleggia sui lavori di Giovanni Bai, Cesare Biratoni, Carlo Buzzi, Vincenzo Cabiati, Ermanno Cristini, Oppy De Bernardo, Roberto de Luca,
Tiziano Doria, Diana Dorizzi, Carolina Gozzini, Klaus Guldbrandsen, E.B. Hasselbaker, Nicoletta Meroni, Microcollection, Yari Miele, Chiara Mu, Federica Pamio, Vera Portatadino, Luca Scarabelli, Mario Tedeschi, Aline Wragg Vincenzi e Margaretha Zelle.
Indizi, tracce del tempo, quotidiano e senso dell’attesa, apparire e disparire, fotografie, quadri,
installazioni site-specific: «e poi le pile [che] fanno luce dove vuoi tu, le dirigi,
le orienti e decidi che cosa escludere dalla tua vista e su che cosa fissare lo
sguardo [per] ritrovare i nostri
fantasmi personali, collettivi, del passato, del presente costantemente
presente e del tempo che verrà» (Nicoletta Meroni).
Special guest Zio Busker, musicista di strada, che realizzerà dal vivo la colonna sonora della giornata.
Special guest Zio Busker, musicista di strada, che realizzerà dal vivo la colonna sonora della giornata.
MUSEO TEO ALLE FALDE DEL CAMPO DEI FIORI
Sopra il Vulcano titolava Museo Teo, inaugurando la nuova
sede all’angolo tra via Stromboli e Piazza Vesuvio, con un omaggio a Malcom
Lowry. Dal vulcano che lo scrittore vedeva dalla città di Quauhnahuaccon, alle
falde di una montagna dal nome idilliaco ma dalle pareti scoscese e dai boschi
in alcuni tratti ancora impenetrabili. Siamo alle falde del Campo dei Fiori, ma il pensiero corre subito alle
falde del Kilimandjaro, la montagna cantata nel 1967 da Pascal Danel, poi un
bel film e un terribile format televisivo… Sì, il Campo dei Fiori è il nostro piccolo, mitico Kilimandjaro: da
piccoli l’ascensione al Forte di Orino poteva sembrare la mitica ricerca alla
ricerca della Vallée di Barbet Schroeder, ma rifarla oggi non è proprio una
passeggiata e appena arrivi sei circondato da una nuvola di mantidi religiose. Siamo arrivati qui sulle tracce di Giovanni Bai sr (1986-1956); i bombardamenti del 1942
hanno spinto chi può a sfollare la famiglia via da Milano e così torna nel
luogo di origine della famiglia (i Bai -
con la i corta - sono di Gavirate, gli altri, i classici Baj con la j sono di
Vergiate e Cantello: una minoranza della minoranza, direbbe Nanni Moretti). Alla fine della guerra diventerà il luogo di villeggiatura,
dove portare i nipoti che sono nati nel frattempo: all’inizio degli anni cinquanta comprerà una
casa colonica, anche se lui non la godrà molto quella casa. Gavirate fu il luogo del confino di Scalarini, la patria di
elezione di Giovanni Morselli; vi visse
e lavorò Gianni Rodari. Nessuno, però, era nato lì… a pochi chilometri è nato
Dario Fo, ma sembra caso isolato. Rodari veniva dall’altra sponda del lago Maggiore, ma
approdò a Ranco, maestro elementare: la sua supplente Piera Perdoni da
Angera - che insegnò poi nei monti più
isolati da Casale Litta a Roggiano -
transitò da queste parti via matrimonio e via ha passato le estati fino
a pochi anni orsono, e i suoi lavori di
cucito sono i fantasmi più percepibili che popolano questa casa, insieme con i
colori originali riaffiorati – insieme con la memoria delle
origini – e che hanno frenato il progetto di imbiancare tutto. Due stanze arredate
con vecchi mobili e quadri di nessuna importanza se non per la loro
memoria sono l’ambiente che ospiterà gli interventi degli artisti di Museo Teo
e dei loro amici, all’ombra di un tiglio e al cospetto di un maestoso abete che
mio padre, l’unico figlio maschio, piantò per me verso la fine delle scuole
elementari.
(Giovanni Bai jr)