MUSEO TEO: PRE.VISIONE

DA VICINO NESSUNO È LONTANO. PRE-VISIONE

Sabato 13 aprile 2024, in occasione di MIART, verrà presentato in anteprima presso la sede dell’Associazione Culturale Museoteo+ il numero 46 della rivista MUSEO TEO ARTFANZINE. DA VICINO NESSUNO È LONTANO (PARLAMI DI TE), dedicato all’omonimo progetto, frutto di un intenso lavoro collettivo di una ventina di autori iniziato nel luglio 2023.

Concepito quasi in contemporanea con la Biennale di Venezia Foreigners Everywhere che si muove dal concetto che «ovunque si vada e ovunque ci si trovi si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto» e che «a prescindere dalla propria ubicazione, nel profondo si è sempre veramente stranieri». DA VICINO NESSUNO È LONTANO (PARLAMI DI TE) parla invece del fare e dell’essere inclusivi proprio delle tante esperienze singolari che tracciano la mappa di quella particolare geografia che rispecchia la vocazione nomade e traversale di Museo Teo. «…Nostra patria è il mondo intero…» dall’Italia del nostro quotidiano a quella dell’emigrazione al Giappone, alla Corea, all’Iran, e prima ancora alla Persia, alle Filippine, a San Pietroburgo e ai Paesi Baschi.

In allegato la fanzine autoprodotta HOTEL MAGICIENNE a cura di Manuela Nebuloni.

Il progetto e la rivista saranno ufficialmente presentati nel mese di maggio 2024, ma questa occasione offre al pubblico la possibilità di incontrare scrittori, artisti, fotografi, coautori di quell’opera d’arte in continua trasformazione che è Museo Teo.

Per l’occasione, in attesa della mostra definitiva, sarà esposta una piccola selezione di lavori di Giovanni Bai, Sandro Becchetti, Carolina Gozzini, Yayoi Kusama, Luca Maria Patella, Paolo Camillo Sacchi, Mario Tedeschi che trovano spazio nella rivista, oltre alle fototessere donate dagli amici.

SABATO 13 APRILE

DALLE 16 ALLE 20

MUSEOTEO+

VIA STROMBOLI 3 – MILANO

[citofono 9]

(Bus 50, 58, 68, 85 Tram 10)

Info: 3338498282 - museoteo@gmail.com

MUSEO TEO

MUSEO SENZA SEDE E SENZA OPERE
IL MUSEO DEL TERZO MILLENNIO

Via Stromboli 3
20144 Milano

0249661061
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MUSEO TEO, THE MUSEUM OF MUSEUMS

“Museo Teo gathers the collective work of many artists as a huge permanently evolving artwork, which includes in itself a thought about the state of art and in the meanwhile is a playful place for fun and irony. A museum with no permanent establishment and no works, which stages events - usually one-day long – in unusual and always different locations or on the edge of the traditional circuits, in order to bring art back to a really democratic and daily dimension”.

Several themes are recurring because they are the nodes from which our courses of action unravel, which have been redefined in the latest years: reclaiming the territory, education to image, art and the respect for the artistic heritage as shared values, and mostly the need to create a network of creative relations in order to develop sociality and the production of sense and beauty as well.

Twenty years ago we moved from Perec’s concept in La vie mode d’emploi, by which even nothingness can have its identity, if it holds traces of its own history (“Maintenant, dans le petit salon, il reste ce qui reste quand il ne reste rien”); we went across places and non-places, we explored both traditional and hyper-modern Japan and we hoisted the flag of peace on the Atomic Bomb Dome in Hiroshima; we tried to dig into the world’s totality with a different look onto the threshold between the daily and the unknown, beyond which everything is possible, using Stephen Hawking’s statement as a metaphoric flag: “There is a universe where the moon is made of cheese and where Elvis is alive. Ours is only one of the possible kinds of universe”.

In the editorial of issue four we stated: “We are nomads, vagabonds and travellers of the imaginary; we always bring with us something to amuse ourselves and something to think about” and on issue five: “Artificial intelligence? Intelligence would be enough for us. The normal, average one.” And many times we had to appeal to that simple proposition, in the process of our work with the Hip-Hop shaman’s spirit which Lea Vergine ascribes to us, “roaming allegory, innocent and sulphur conscience of the art world, embarrassing presence for old and new mandarins”.